
Carissimi,
chissà se questa è la volta buona! Quante volte è arrivato addosso questo invito, eppure fa una fatica spropositata a fare urto con la nostra vita. Siamo diventati campioni in difesa. Abilissimi a scansarne la carica. Navigati a dimostrare che non ci riguarda. Esperti a rimandare indietro al mittente l’invito che ci sembra abbia sbagliato indirizzo. Competenti a nasconderci e a non farci trovare. Convertitevi!
L’abbiamo sempre preso come un invito volto solo ad aggiustare qualcosa, come quello petulante delle mamme che ci chiedono di mettere a posto la stanza. Come un’indicazione che ci spinge solo a sistemare qualcosina. Il tentativo di rivedere alcune abitudini discutibili e poco consone per vivere con gli altri. Un’esortazione a tenere a freno la parte più indomabile di noi stessi. Un consiglio per essere bravi.
Certo pensare che si muova il Cielo per doverci dire solo di essere più a modo sembra davvero molto povero. Il Signore dovrebbe prendersi pena di arrivare sulle nostre strade solamente per raccomandarci di essere buoni? Può essere che Dio si preoccupi di offrirci un avvertimento così scontato? E poi disturbarci mentre siamo così presi dalle cose così necessarie e urgenti che abbiamo da fare per molto poco?
Forse bisognerebbe sospettare che questo invito, così continuo e paziente di Dio, a cui dà voce la chiesa, nasconde un’impellenza che non possiamo prendere così facilmente sotto gamba.
Convertitevi! No, non ci viene chiesto di fare appena qualche fioretto che addormenta la coscienza e lasciare la vita al suo solito posto; non ci viene chiesto di non dire le parolacce e travolgere i fratelli; non ci chiede di non mangiare carne e lasciare alla porta tutti i poveri cristi che vengono a bussare morti di fame; non ci viene ordinato di fare qualche preghiera in più e di abbandonare i nostri genitori all’ospizio; non siamo sollecitati a fare la via crucis e a schiacciare gli operai; non ci viene richiesto il digiuno per poi tenerci la libertà di rubare su ogni fronte e quanto più possiamo; non ci viene domandato un piccolo sacrificio per poi essere lavativi sul posto di lavoro; non può essere un invito a stamparsi il sorriso sul volto e a tenere lontane tante persone dalla nostra porta e dal nostro cuore.
Convertitevi! Chissà se siamo disposti a mettere in discussione il nostro stile di vita e non solamente ad aggiungerci qualche gingillo devozionale in più. Chissà se siamo disposti ad abbandonare ciò che va lasciato e a tagliare ciò che va tolto. Forse ci potrebbero aiutare le lacrime e il pianto di quelli che facciamo soffrire e sentire il loro lamento, se proprio non riusciamo ad avvertire più il dolore che dovremmo sentire noi tutte le volte che travolgiamo gli altri con il nostro delirio e la nostra cecità.
Convertitevi! Non è solo un invito a fare cose. Dio non è un medico che scrive sempre e solo ricette. Non prescrive solo medicinali. Non viene a dirci di fare cose, ma viene a chiederci di rivedere la nostra relazione con Lui. Gesù non ci ha insegnato a pregare Medico nostro, ma Padre nostro. Se questo invito, già vecchio e conosciuto, non ci aiuta a riscoprire il cuore dell’annuncio evangelico rischia di farci arrivare alla fine della quaresima campioni di fioretti e più poveri di prima. Sei figlio di Dio. E la conversione è intonare la vita a questa dignità pazzesca. Convertiamoci.
Il Signore vi benedica
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo
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