Carissimi,
abbiamo cominciato un nuovo anno. Il tempo è diventato più antipatico del solito. Forse i nostri nonni erano più riconciliati con le lancette dell’orologio. Anche se ricordo che la mia cara nonna materna tutte le volte che cominciava la baldoria per la mezzanotte, il 31 dicembre, mentre ci si scambiava gli auguri, piangeva sempre. Da piccolo facevo davvero fatica a capire il perché. Le sue lacrime buttavano un’ombra su una notte che urlava tutto il suo spasso. Poi crescendo ho capito bene che le lacrime erano legate al tempo che passava.
Coraggio, non lasciamoci amareggiare l’animo dal fatto che la clessidra della vita fa cadere la sabbia inesorabilmente. Lasciamoci invece svegliare. Ritorniamo alle parole di Gesù che ci invita a riempire di importanza l’oggi, senza lasciarlo passare inutilmente. Tutto questo non ci spinga ad allungare il passo nella frenesia e nell’ansia, ma ci porti ad assaporare fino in fondo ciò che la vita ci offre, a fissare lo sguardo, l’impegno, il cuore, la vita nelle cose che davvero contano. Oggi è particolarmente difficile perché ci sono migliaia di sirene che ci convincono che tutto è necessario, che tutto è urgente, tutto è indispensabile. Ritorniamo alla parola di Gesù che ci dice: a che vale guadagnare il mondo intero se poi perdi te stesso? Lasciamo perdere tutte le urgenze che ci fanno trascurare la nostra grandezza e il valore incalcolabile che ha la nostra vita; andiamo oltre tutte le volte che ci accorgiamo di perdere il tesoro più grande, la nostra vera ricchezza.
Corriamo per fare tutto. C’è una cosa che non ho ancora imparato a fare. E dopo tantissimo tempo stento con fatica a farla con decenza. È il fare le valige. Mi decido sempre all’ultimo momento. E poi dimentico. Ma soprattutto metto molte più cose di quelle che servono. Questa corsa a voler fare tutto, a non perdersi niente, a non lasciare nulla, a provare ogni cosa… credo sia la radice delle nostre ansie. Ritorniamo alla parola di Gesù che ci avverte che lungo il viaggio ciò che conta non è quello che mettiamo nel sacco, quello che raccogliamo, quello che accumuliamo… (non solo in beni, ma in vantaggi, gloria, like) ma le persone che incontriamo e il valore che avremo dato a questi compagni di viaggio e la mano che avremo teso verso le loro domande banali e profonde.
Ritorniamo alle parole di Gesù. È quello che cerchiamo di fare nella comunità. Nella parrocchia ciò che conta non è proporre e partecipare ad attività che riempiono il calendario, ma mettersi in ascolto della Parola che dona luce alla nostra vita. Siamo raccolti dallo Spirito di Dio per non rimanere chiusi nelle nostre paure, per custodire la nuova dignità che abbiamo ricevuto con il battesimo e per allenarci ad andare incontro agli altri, riconoscendo in loro già il Signore che cammina con noi e che non ci abbandona.
Domenica 26 gennaio sarà la domenica della Parola. Quest’anno la vogliamo valorizzare nelle case. Desideriamo che sia un’opportunità per raccogliersi intorno a Cristo nelle nostre case e per far risuonare la Parola che tante volte sentiamo in chiesa proprio per ricordarci che la Parola attende un posto proprio lì dove spesso rischia di essere assente. Vuole sposarsi con la nostra vita. Vuole dare luce ai nostri giorni, alle nostre scelte, alle nostre fatiche e finalmente vuole riconciliarci con il tempo che passa. Perché, alla fine, il tempo è la strada che ci porta a casa. Se non vediamo più la meta non abbiamo ancora permesso al Vangelo di fare breccia nella nostra vita. Il Signore vi benedica
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo

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