Carissimi,
spesso ho una grande paura di appoggiarmi troppo alle mie sensazioni. E sicuramente mi è capitato tante volte. Ma questa volta tirare fuori dal cuore parole di fiducia sembra più difficile del solito. Pur andando tutto molto veloce da farci mancare il fiato sembra tutto stagnante. Pare che intorno sia tutto fermo. Sicuramente vivo una stagione della vita in cui vedo che anche dentro di me, se non è tutto fermo, sicuramente è tutto lentissimo.
Viviamo in una ingiustizia scandalosa e che peggiora di anno in anno sempre più. Si accendono sempre nuovi focolai di guerre. C’è un’aria di smarrimento che cresce e disorienta moltissima gente. C’è una fragilità sempre più palpabile e più evidente. C’è una violenza continua che rischia di non toglierci più il sonno perché ci difendiamo come possiamo con una scorza di protezione legittima, ma pericolosa.
Non so con quanta fiducia porteremo alle labbra il canto… presto arriverai e sarà giorno. Forse mai come adesso ci sembra lontano. Forse mai come adesso è difficile credere che Lui è alle porte e che è già dietro l’angolo. Non lasciamoci schiacciare dalla rassegnazione. Non permettiamo che quello che i nostri occhi vedono ci metta all’angolo sconfitti.
Alziamoci presto. Mettiamo fretta. Gridiamo l’urgenza. Alziamoci presto come chi deve far presto e non ha tempo da perdere. Non con l’ansia di chi si convince che non c’è più niente da fare, ma con la fiducia di chi sa che è ancora tutto possibile.
Cantiamo con fiducia. Anche se portiamo un dolore che ci opprime e che ci tiene inchiodati da troppo tempo, cantiamo con fiducia. Anche se ci troviamo in una vita totalmente diversa da quella che abbiamo sognato, cantiamo con fiducia. Anche se i prepotenti sono sordi al pianto dei deboli, cantiamo con fiducia. Anche se la notte sembra non finire e il giorno non arrivare mai, cantiamo più forte.
Non smettiamo di attendere. Accendiamo noi la luce. Presto arriverà e ci tenderà la mano. La novena che attendiamo tutti, piccoli e grandi, sia una palestra, per allenarci alla fiducia, per ridonare agli occhi il miracolo dello stupore, per ridare allo sguardo la meraviglia di chi non solo si aspetta cose nuove, ma ne vede già l’arrivo. Per ritornare bambini e così credere, con verginale semplicità, che il lupo dimorerà con l’agnello e non lasciarci paralizzare dalla certezza che il lupo cambia solo il pelo…
Non sottovalutate questo momento di preghiera, di speranza, di comunione, di gioia, di attesa… non è un’attività in più. La fede non è una fila di impegni e attività che riempiono il calendario. Se quello che facciamo non ci tocca la vita, non serve a niente. La fede è un grido che nasce tra le doglie delle nostre fatiche, della nostra miseria, dei nostri fallimenti, un grido che ha il suono di chi cerca aiuto e non quello di chi non ne può più. Per tutti è così, dal parroco fino all’ultimo arrivato.
Questo è il momento buono per svegliarsi presto, per accendere una luce, per cantare, per gridare la nostra voglia di ricominciare, di vedere cose nuove, di vedere arrivare presto il Misericordioso, Colui che non ha smesso di aspettarci. Perché la verità dei fatti è un’altra. Non è Lui che ritarda, ma siamo noi che ci stiamo trattenendo per troppo tempo a mangiare le ghiande dei porci. E forse ci abbiamo preso gusto. E siamo noi che ci attardiamo. Spezzando il cuore di Colui che ci aspetta. Presto torneremo e sarà festa. Per Te.

Il Signore vi benedica
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo

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