Carissimi,
diamo il nostro benvenuto a Sr. Ludovica che è arrivata in mezzo a noi per sostituire Sr. Paola. Siamo contenti del suo arrivo e le facciamo tanti auguri perché il tempo che trascorrerà qui, in mezzo a noi, possa essere fecondo e pieno di doni che riceve e che lascia.
Certamente lungo il viaggio abbiamo il dono di trovare tanti compagni di viaggio che fanno un tratto di strada con noi. La nostra vita diventa sempre più ricca man mano che procede e la memoria custodisce la singolarità di ogni incontro non sciupato. Porteremo il ricordo di tutte le volte che rallentando o accelerando un po’ ci saremo avvicinati a qualcuno che si trovava sul nostro stesso tragitto o porteremo più dolce il ricordo di coloro che moderando il passo o con fare più lesto si sono accostati a noi e ci hanno offerto la loro amicizia.
Con uno sguardo, illuminato dalla fede, sappiamo che ogni incontro ha il suo carico di grazia e di provvidenza. Benediciamo quindi il Padre che ci riunisce in questa comunità e chiediamo a Lui la grazia di crescere sempre più nella comunione e nella fede.
Le attività riprendono un po’ alla volta e vi avviseremo man mano che ricominciano. Sabato 12 ottobre celebreremo la festa della ripartenza. Alle 19.00 ci sarà l’eucarestia e a seguire un momento di festa in cui presentiamo le attività della parrocchia. Certamente non ci saranno grandi novità. La novità più grande è il fatto che tutto quello che abbiamo fatto ieri, in un altro tempo, lo facciamo oggi, in un tempo nuovo. Un tempo che probabilmente ci chiede disposizioni diverse, atteggiamenti più adatti, un umiltà più grande per accogliere la ricchezza più grande che questo posto può offrire: la Parola e i Sacramenti. I mezzi che abbiamo per incontrare Cristo e in Lui trovare la vita. Di questa vita siamo chiamati a portarne il profumo nelle nostre case e in tutti i posti che frequentiamo.
Questa comunità ha come compito quello di essere discepola e missionaria. Il nostro primo compito è quello di metterci in ascolto. Di metterci ai piedi di Gesù e di non trascurare mai la parte migliore senza agitarci per molte cose e perdendo di vista il necessario. Prima di partire per andare a chiamare altri, i nostri piedi devono aver provato la fatica di stare dietro a Colui che ci ha chiamati a stare con Lui e perciò anche tra noi.
Mi piace tantissimo quello che don T. Bello diceva a proposito della parrocchia: «la vostra comunità deve essere una Chiesa senza pareti, che accoglie… dove tutti vanno a trovare ristoro e tranquillità e la possibilità di rapportarsi con Dio. Una Chiesa senza pareti e senza tetto, una Chiesa cioè che sa guardare più in alto del soffitto».
Un luogo dove risuona un’Altra Parola rispetto alle tantissime che sentiamo abitualmente. Una parola che noi ascoltiamo per primi. Una parola che muove noi per primi. Una parola che impegna noi per primi. Una parola che noi amiamo per primi, anche quando si presenta scomoda. Una parola che noi accettiamo per primi come criterio e norma della nostra vita. E che vogliamo far risuonare con generosità e senza pretese. Vogliamo far risuonare oltre i cancelli del posto che ci raccoglie e farlo senza usare sempre ed esclusivamente le labbra, ma con tutta la vita che noi per primi avremo permesso a Cristo di trasfigurare.
Il Signore vi benedica
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo
LA SECONDA CASA
Campo dei giovanissimi – Fossiata 14-21 luglio 2024
Faccio parte di questa grande famiglia da ormai tre anni, ma per me questo è stato il primo campo giovanissimi; non ho partecipato agli altri un po’ perché non mi sentivo pronta e un po’ perché non ne ho effettivamente avuto la possibilità. Comunque, la cosa che mi ha tenuta lontana per così tanto tempo da questa esperienza era il fatto che non fossi abituata a stare lontana da casa per così tanto tempo. Condividere gli spazi è già difficile con i genitori o con i fratelli – per chi ne ha – e ho pensato che sarebbe stato impossibile farlo con quaranta sconosciuti. Fortunatamente mi è bastato poco per capire che le persone con cui avrei vissuto per quella settimana non erano per niente sconosciuti. Molti di loro erano già miei amici da prima del campo, con alcuni ci conoscevamo già da una vita, ma la paura di affrontare una realtà così diversa dalla mia mi ha quasi fatto dimenticare i bei rapporti che ero riuscita a creare durante gli anni passati in parrocchia.
Menomale che alla Fossiata si respira un’aria diversa, perché già appena arrivata mi è passato tutto, mi sono sentita subito a casa nella camerata e a mio agio con le compagne di stanza. Solitamente questo tipo di tranquillità passa dopo un paio di giorni e mi manca casa, ma lì, per la prima volta non ho avuto fretta di tornare, perché casa mia era diventata quella lì, casa mia erano le persone che vedevo la mattina a colazione, con cui ho condiviso le difficoltà delle escursioni, le pause ad oziare, le canzoni urlate durante i falò. Non nascondo che all’inizio ho avuto le mie difficoltà, ma il bello del campo è proprio questo: non sei mai da solo ad affrontarle, mai. Basta un falò e una canzone o un’escursione sotto le stelle con le persone giuste e passa tutto. Io per fortuna ero circondata da persone giuste.
È anche vero che non ci fosse poi tutto questo tempo per sentire la mancanza di casa: la mattina eravamo in escursione, ogni giorno una diversa, tutte bellissime e lunghissime. Camminare nel bosco può piacere o no, ma le escursioni che facevamo non si limitavano ad una camminata, infatti esse hanno rappresentato per alcuni l’opportunità di fare nuove conoscenze, per altri sono state un momento per godersi la natura nel silenzio, per qualcuno le escursioni volevano dire superare le proprie paure, i propri limiti. Appena tornati dalle escursioni si pranzava e, anche se stanchi morti, toccava il servizio del pranzo. Abbiamo imparato che a volte, anche se si è stanchi, bisogna spingere un po’ di più per gli altri, come Gesù che insegna alla grande folla anche se aveva intenzione di ritirarsi in un posto deserto per riposare.
Nel pomeriggio abbiamo svolto attività di tutti i tipi, dallo scrivere una semplice lettera all’arte del kintsugi, attività che ci hanno permesso di conoscere meglio noi stessi. Ci siamo ritrovati faccia a faccia con le nostre emozioni e con i nostri pensieri. Noi giovani spesso ci allontaniamo da quello che ci passa per la testa attraverso i social, la musica, le diecimila attività giornaliere. Alla Fossiata, invece ci siamo ritrovati da soli con i nostri pensieri, da soli ma comunque tutti insieme: alcune attività sono state particolarmente forti e affrontare queste emozioni tutti insieme è stato bellissimo. Seguiva la messa; il mio momento preferito era quello della pace, ci alzavamo tutti e ci abbracciavamo e ci sorridevamo, mi sentivo davvero al posto giusto. A dir la verità ricordo con piacere tutte le messe che abbiamo fatto, Padre Amedeo le ha rese adatte a noi, ha trattato temi vicini ai giovani senza mai farci mancare la presenza di Dio; si rideva durante le omelie a volte, ma non facevamo comitiva, facevamo comunione noi. Le giornate si concludevano con il falò; quella fiamma ha visto risate e pianti. L’ultima sera soprattutto, il momento della verifica è nostalgico dal momento stesso in cui ci si siede intorno al fuoco. La parola “nostalgia” deriva dal greco e vuol dire letteralmente “il dolore del ritorno”; la nostalgia è il desiderio inappagato di tornare in un posto; quindi, forse non è “nostalgia” la parola giusta, perché il campo giovanissimi non è un posto o una settimana durante l’anno, il campo giovanissimi è la famiglia che se ne crea, sono quelli che continueranno a venire, quelli che andranno via o che ancora non sono nemmeno arrivati, sono i cuochi che non ci hanno mai fatto mancare una figura materna o paterna, sono Elisabetta e Chiara che sono state le nostre sorelle maggiori e lo è Padre Amedeo che è stato il nostro pastore.
Il campo giovanissimi siamo noi.
Chiara Mazzotta