Carissimi,
benediciamo il Signore per tutto quello che ci ha permesso di fare in questi mesi estivi. Abbiamo fatto il Grest per i più piccoli. Un appuntamento atteso e preparato. È il momento in cui i nostri ragazzi/e e i nostri giovani e le nostre giovani esprimono con gioia ed entusiasmo la loro dedizione e la loro premura verso la comunità.
Poi sono partiti i giovanissimi (scuole superiori). Sulla Sila, alla Fossiata hanno vissuto un tempo di grazia nell’amicizia, nella preghiera e nell’ascolto, nella riflessione e nella scoperta della natura.
Il gruppo Scout, invece, ha vissuto il suo campo sempre sulla Sila, ma nella località Lardone. Nella gioia del gioco, nell’impegno delle attività, nell’imparare a diventare autonomi, nella vita insieme, nella preghiera e nel racconto…si cerca di entrare nella scuola della vita. Una scuola per imparare a prendersi cura gli uni degli altri.
Poi sono partite le famiglie per Lappago (Bz) per vivere l’esperienza della fraternità e per vivere nella lode, nella preghiera e nella meraviglia un tempo di riposo e di amicizia.
Nei primi giorni di agosto sono partiti i nostri giovani verso il centro Italia, dove con altri giovani, provenienti da altri posti hanno vissuto anche loro un tempo di riposo e di amicizia, di riflessione e di canto in mezzo alla bellezza che ci circonda.
I frutti di questi appuntamenti non li conosciamo e, come tutti i frutti, li potremo vedere solamente dopo il tempo necessario perché dal tempo della fioritura arrivino a maturazione.
Mettiamo tutto nelle mani di Dio chiedendo il dono grande di portare a compimento quanto è stato appena seminato in questo tempo.
Adesso un po’ alla volta ricominciamo tutte le attività. Il ritmo ordinario con la sua apparente inutilità e con il poco fascino con cui si affaccia dà sostanza alla nostra vita perché è nel ritmo sempre uguale di tutti i giorni che diamo la forma, prendiamo lo stile, costruiamo realmente la storia che avrà il nostro nome. È nei giorni che si presentano senza particolari sorprese che si gioca la partita più importante. È proprio in questi giorni che si prepara il riposo vero, la gioia piena, il senso autentico di sazietà.
La comunità si accinge a vivere due momenti importanti: la festa di S. Rocco nella contrada dei Rocchi. La festa è sempre una sfida ad uscire dalla zona confortevole della propria casa, dalla zona dove viviamo senza rischi e senza sorprese, dalla zone delle cose che abbiamo visto sempre e che sono le uniche ad avere sotto gli occhi e a vedere altri e altre cose. Invito a non vivere di nostalgie ma solo di memoria piena di gratitudine. Invitiamo a essere partecipi.
Poi alla fine del mese ci sarà Giovaninsieme qui da noi. Questo è un raduno dei giovani dehoniani che frequentano le nostre comunità. Lo facciamo da quasi trent’anni. Accoglieremo questi giovani e cercheremo di farli sentire a casa. Quanti sono disposti ad accogliere anche uno solo di questi ragazzi/e per farli dormire e offrire loro la colazione possono contattare direttamente i padri o le suore.
Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento. Questa bellissima preghiera può darci la giusta intonazione a questo nuovo inizio.
Il Signore vi benedica
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo
“LA POESIA SEI TU”
Campo dei giovani a Canneto (Frosinone) 4-10 agosto 2024
Devo ammetterlo: è l’ennesima volta che provo a scrivere questo resoconto. Ad ogni tentativo risultava soltanto un freddo elenco di attività svolte. Ma ora mi chiedo: cosa ha lasciato veramente in me il campo? Se si trattasse solamente di nozioni sulle quali riflettere, sarei potuto rimanere a casa, a leggerle comodamente su uno schermo. Ma, grazie a Dio, c’è stato di più: ripenso ai sorrisi e alle risate, ma anche alle lacrime e ai momenti di tristezza vissuti insieme ai ragazzi del gruppo giovani della parrocchia e agli universitari di provenienza mista modenese/trentina, a Canneto, in provincia di Frosinone.
La spinta che ha reso questa settimana (dal 4 al 10 agosto 2024) indimenticabile è stata la gioia, la vera gioia, quella che si può vivere solo amando e lodando il Signore insieme ai propri fratelli e le sorelle e che sta scacciando le paure dal mio animo. Paure che bloccano, come una catena, e i legami, come quelli che ho stretto durante questo campo, donano la forza necessaria per spezzarne gli anelli. Mostrare la fragile immagine autentica che risiede nel profondo richiede un’enorme dose di fiducia, un rischio che io e tutti gli altri ragazzi abbiamo voluto correre per stringere relazioni che vanno ben oltre la superficie. Tutto ciò è stato possibile grazie alle molte occasioni di confronto e di dialogo, rese certamente più piacevoli dal brillante color clorofilla, dal placido scrosciare dei torrenti e dai rocciosi sentieri che componevano il paesaggio. Sentieri che abbiamo percorso durante escursioni che mi hanno mostrato come nel momento della fatica più estenuante, c’è sempre qualcuno che cammina accanto a me e ad ogni persona; e come le situazioni senza speranza e piene di delusioni e malumore possono capovolgersi con l’amore di Cristo e di chi ci sta vicino.
Durante questa settimana abbiamo avuto anche modo di approfondire la parabola del Padre misericordioso (o del figliol prodigo), l’incontro di Gesù con il giovane ricco e le vicende di Giona. Hanno contribuito ad alimentare i miei dubbi, ma in maniera positiva, lasciando più domande che risposte: In che modo vedo Dio padre? Do il giusto peso alle figure paterne e materne nella mia vita? Riesco a gioire dei successi del prossimo? Cosa mi manca per avvicinarmi a Gesù? Posso comprendere pienamente il progetto che Dio ha per me? Sono gemme che avranno bisogno di tempo per maturare, con la consapevolezza che il Padre, per correre incontro al figlio al suo ritorno, doveva averlo visto dal balcone della sua casa e mi piace pensare che da lì ogni giorno osservava l’orizzonte in attesa di scorgere la sua figura: sapere che Dio attende il mio ritorno, nonostante la mia lontananza e la mia cocciutaggine, è diventato un frutto prezioso.
Vorrei dedicare queste ultime righe per ringraziare padre Amedeo, padre Marco e padre Antonio per essere riusciti, nonostante le loro differenze, a rendere questa settimana così speciale e suor Paola per aver deciso di percorrere insieme a noi l’ultimo miglio del suo percorso nella nostra parrocchia. Infine, mi auguro che questa esperienza possa mettere radici e crescere in noi giovani come l’albero di ricino che diede riparo a Giona durante le sue difficoltà, così che possa portare frutto nelle nostre vite, frutto da donare al prossimo nel momento del bisogno.
Piergiorgio De Roberto, studente di Lettere moderne