Carissimi,
abbiamo appena fatto festa a 32 bambini che nella nostra comunità per la prima volta si sono seduti alla mensa preparata da Dio per i suoi amici e si sono nutriti del Cibo che toglie la fame e dona la vita davvero.
Adesso, per i loro genitori e per la comunità inizia una sfida: essi vanno aiutati affinché la fame non li porti dietro a tante illusioni e sirene che a poco a poco li porterebbero lontani dalla parrocchia e da Gesù. Non possiamo trattenerli, ma non possiamo neppure dormire, come se non si perdessero nulla lontani da Dio. Vanno aiutati a frequentare con una cadenza sana e utile i sacramenti della riconciliazione e della comunione. Se si allontanano perché stanno maturando una fede più forte provocata da domande, dubbi, crisi… va benissimo, ma se rimangono lontani dal bene perché noi stessi indichiamo altri paradisi artificiali e vuoti allora è d’obbligo qualche domanda su quello che vogliamo lasciare come eredità a questi figli che ci sono stati affidati. Quale tipo di ricchezza pensiamo possa veramente renderli nobili? Quale ricchezza vale la pena inseguire? Quale ricchezza è al riparo da ladri e ruggine e che non dobbiamo difendere noi, ma è lei che difende noi quando arrivano i momenti difficili?
Preghiamo per queste bambine e per questi bambini perché mantengano sempre nel loro intimo una forte nostalgia di cose belle, vere e grandi; perché possano tenere acceso nella vita il fuoco del vangelo e l’amicizia con Gesù.
Venerdì 7 giugno celebreremo la solennità del S. Cuore di Gesù. Noi padri e le nostre suore siamo legati alla spiritualità del S. Cuore. Le famiglie a cui apparteniamo, nella loro storia hanno guardato al Cuore di Cristo. È una spiritualità relativamente recente che spinge alla verità e alla sostanza della relazione con Dio. Il rischio c’è sempre: quello di perdersi dietro a scadenze, norme, leggi, rituali, tradizioni, modi di fare… imprigionati dallo scrupolo preciso delle cose da fare senza fissare l’attenzione al “cuore” di tutto quello che si fa.
Il cuore di Dio è pieno e traboccante di misericordia. Gesù lo ha raccontato in tutta la sua vita terrena fino al tramonto di quel venerdì tragico e luminoso in cui offrì se stesso senza chiedere nulla e regalando tutto. La misericordia è ciò che siamo invitati a sperimentare nella comunità nella quale siamo stati raccolti. Non siamo chiamati a fare solo un’esperienza di amicizia reciproca tra noi, ma ad accogliere questo amore che Dio elargisce. La misericordia è il cuore dell’esperienza alla quale siamo tutti chiamati. La misericordia è nello stesso tempo la scuola alla quale dobbiamo guardare per crescere. Chiamati a vivere di amore gratuito (che non si merita e non si compra) e a maturare nell’amore gratuito (che non si vende e nulla si aspetta o pretende).
Noi, insieme alle suore, cerchiamo di dare forma a questo amore e a questa scuola con l’adorazione quotidiana che facciamo la mattina nella cappella universitaria. Sia la preghiera il luogo dove ci lasciamo trovare, dove ci fermiamo per farci raggiungere e dove il Signore ci aspetta per farsi raggiungere.
Il Signore vi benedica.
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo

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