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Carissimi,
in questi giorni abbiamo celebrato il funerale del nostro fratello e amico Vincenzo Carbone, professore di Fisica. Oltre alla sua preparazione e al suo lavoro scientifico, che lo hanno portato ad essere insignito della L.F. Richardson Medal, un riconoscimento prestigioso, ciò che il Prof. Vincenzo ha portato in mezzo a noi è una freschezza di vera umanità. Il segreto della sua affabilità, del suo impegno, del suo lavoro e della sua amicizia con tutti erano la fede che coltivava con semplicità e regolarità. La luce che raccoglieva dalla sapienza evangelica gli permetteva di dare un sapore e uno spessore diverso a tutto quello che intraprendeva. Pensavo che in questi anni ci siamo trovati di fronte a due fratelli giganti nella fede. Il pensiero è andato anche al prof. Ennio Ferrari che nel momento in cui è stato visitato dalla malattia ha chiesto esplicitamente di essere aiutato a vivere il momento difficile della sofferenza.
Sono due fratelli che, pur nel dispiacere del distacco, ci riempiono il cuore di gratitudine per questo servizio che offriamo in questo ateneo. Loro, come tanti altri, davvero tanti, danno un volto bello a questo posto che, per i numeri che lo caratterizzano, potrebbe diventare anonimo.
Siamo contenti di condividere la fede con tanti che lavorano in questa università: con gli studenti, con i docenti, con il personale tecnico e amministrativo, con le guardie giurate, con gli studenti stranieri, con i poveri che si affacciano, con gli addetti alle pulizie, con coloro che offrono il servizio alle mense e ai bar…
Siamo in mezzo a voi come fratelli che vogliono far risuonare la voce del Vangelo per lasciarci tutti conquistare dal fascino del povero Crocifisso, di Colui che non ha vissuto la propria vita volendo salvare se stesso, ma avendo a cuore, come orientamento sicuro e deciso, la salvezza degli altri; vogliamo lasciarci conquistare dal suo dolce comando di amarci gli uni gli altri e di ritenere gli altri superiori a noi stessi; vogliamo lasciarci trasfigurare dalla sua parola e puntare non solo alla ricerca dei segreti che la vita ancora non ha dischiuso, ma anche alla sapienza che è la scienza di saper vivere bene e con tutti. Questo tipo di scienza l’abbiamo un po’ smarrita negli ultimi tempi. Travolti dagli entusiasmanti risultati della tecnica, dell’informatica, dell’intelligenza artificiale rischiamo di trascurare la sapienza che ci rende più nobili in tutto.
Grazie a quanti condividete con noi la gioia e il dono della fede.
Questi due fratelli ci hanno suggerito di farlo in un modo appassionato e semplice, fedele e discreto, in comunione con gli altri e non da soli, aperti al dono del Signore e senza chiusure pericolose.
Il nostro grazie va a tantissime sorelle e fratelli che in questi anni abbiamo conosciuto e con cui abbiamo percorso un tratto di strada. Un grazie grande a quanti insieme a noi vi impegnate a dare un volto a questo posto perché nessuno passi oltre senza essere visto e senza sentire il calore di una famiglia più grande nella quale tutti ci ritroviamo.
Grazie al Signore per questa Università che permette a tanti nostri figli di crescere e acquisire competenze. Sia un luogo vivo, pronto a servire il mondo nel quale ci lancia. Sia un luogo dove tutto il bene e le competenze che raccogliamo le mettiamo al servizio dell’uomo e di questa terra che aspetta il nostro aiuto.
Il Signore vi benedica
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo
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