Carissimi,
preghiamo per loro. Spesso diventano oggetto delle nostre riflessioni, dei nostri giudizi, delle nostre paure, delle nostre ansie, delle nostre delusioni… ma poche volte sono il cuore della nostra preghiera. Preghiamo per questi ragazzi e ragazze che hanno ricevuto la cresima. Pregare vuol dire coinvolgere il Padre nelle pieghe della loro storia. Avere il senso del nostro limite. Sapere che siamo compagni speciali per la loro vita, ma che non sappiamo, tante volte, come aiutarli davvero. Non sappiamo quale sia la parola più incisiva, l’indicazione più sana, la scelta più utile da offrire per questi nostri figli.
Noi siamo convinti che la luce del Vangelo può illuminare di senso la loro strada e accendere il loro cuore di veri e grandi desideri. Aiutiamoli a rimanere dietro a Gesù come un maestro sicuro e un fondamento stabile per costruire la propria vita.
Trasmettere la fede non vuol dire indicare regole e devozioni ma mostrare loro una comunità che li accoglie e li accompagna, offrire una luce che rischiara di senso la vita e regala la voglia di correre non per stordirsi ma per prendersi il meglio.
La nostra comunità per grazia di Dio e per la dedizione e la premura di alcuni fratelli (p. Amedeo, Chiara, Jessica, Elisabetta… genitori che collaborano quando se ne presenta la necessità) riesce ad offrire per questi ragazzi un luogo accogliente e un modo concreto – intonato alla loro età bella e vivace – per continuare a vivere da cristiani.
Aiutateli a continuare. Non arrendetevi di fronte al primo no che vi dicono. Imparate da loro. Quando vi chiedono qualcosa a cui tengono non si arrendono al vostro primo diniego. Non si arrendono facilmente. Vi lavorano ai fianchi finché non cedete. Eppure lo fanno per cose che non hanno lo stesso peso e non sono così determinanti per il viaggio. Impariamo da loro a insistere. Anche se il modo migliore per farlo non è la petulante ripetizione di inviti – che possono rimbalzare – ma il custodire noi per primi quanto diciamo loro di abbracciare.
Spesso ripetiamo che l’educazione non è questione di parole ma di piedi. È coi piedi che si indica la strada, è con i piedi che si traccia la strada, è con i piedi che si trascinano coloro che ci vogliamo portare dietro. Con i piedi possiamo convincere, con i piedi possiamo condurre… forse non lo faranno subito, ma davanti a loro avranno un sentiero che possono sempre cominciare a percorrere. A volte è molto semplice prevedere dove andranno i nostri figli, basta vedere i luoghi che noi per primi e con dedizione vogliamo raggiungere.
Nei prossimi giorni, precisamente domenica 17 novembre la Chiesa celebrerà l’VIII giornata mondiale dei poveri. Quest’anno aiuteremo Bartolo Arcuri che abbiamo conosciuto durante Giovaninsieme; egli aiuta i poveri nella piana di Gioia Tauro. Siate generosi. Il contributo lo potete mettere nella cassetta delle offerte in chiesa. Chiediamo al Signore la grazia di cambiare il nostro sguardo. I poveri hanno bisogno prima di ogni altra cosa di uno sguardo benevolo. Lo sguardo di chi non vede in loro un fastidio e una seccatura pesante, di chi li evita e vede tutto tranne loro, di chi disprezza e passa oltre. Possano i nostri occhi scorgere il Salvatore. Non Colui che toglie, ma Colui che dà. Un regno preparato fin dalla fondazione del mondo.
Il Signore vi benedica
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo