Oggi vorrei parlare della virtù della fede. Insieme con la carità
e la speranza, questa virtù è detta “teologale”. Le virtù teologali
sono tre: fede, speranza e carità. Perché sono teologali? Perché le si
può vivere solo grazie al dono di Dio. Le tre virtù teologali sono i
grandi doni che Dio fa alla nostra capacità morale. Senza di esse noi
potremmo essere prudenti, giusti, forti e temperanti, ma non
avremmo occhi che vedono anche nel buio, non avremmo un cuore
che ama anche quando non è amato, non avremmo una speranza che
osa contro ogni speranza.
Che cos’è la fede? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci
spiega che la fede è l’atto con cui l’essere umano si abbandona
liberamente a Dio (n. 1814). In questa fede, Abramo è stato il
grande padre. Quando accettò di lasciare la terra dei suoi antenati
per dirigersi verso la terra che Dio gli avrebbe indicato,
probabilmente sarà stato giudicato folle: perché lasciare il noto per
l’ignoto, il certo per l’incerto? Ma perché fare quello? È pazzo? Ma
Abramo parte, come se vedesse l’invisibile. Questo dice la Bibbia
di Abramo: “Andò come se vedesse l’invisibile”. È bello questo. E
sarà ancora questo invisibile a farlo salire sul monte con il figlio
Isacco, l’unico figlio della promessa, che solo all’ultimo momento
sarà risparmiato dal sacrificio. In questa fede, Abramo diventa
padre di una lunga schiera di figli. La fede lo ha reso fecondo.
Uomo di fede sarà Mosè, il quale, accogliendo la voce di Dio
anche quando più di un dubbio poteva scuoterlo, continuò a restare
saldo e a fidarsi del Signore, e persino a difendere il popolo che
invece tante volte mancava di fede.

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