O Signore, Signore nostro,

quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,

quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Salmi 8

TUTTO HAI POSTO SOTTO I SUOI PIEDI

di Don Tonino Bello

Dalle mani di Dio ai piedi dell’uomo! Con questo trasferimento in blocco, la raffigurazione biblica della nostra grandezza umana tocca vette espressive di insuperata misura.

Dalle sue mani, da cui sono fiorite come steli di mandorlo in primavera, Dio ha fatto passare le sue opere sotto i nostri piedi. Non gli è bastato aver posto sul capo dell’uomo una corona di gloria e di onore. Dopo avergli incoronato la testa, ha pensato bene di adornargli anche i piedi. E allora, che cosa c’è di meglio che stendergli
sotto i passi, come un tappeto, tutto l’universo, in modo che egli vi cammini sopra sfiorandolo con frusciare di sandali? Tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare. Terra, cielo e mare. Ecco le coordinate che disegnano l’ampiezza del regno. Del regno, non dell’impero. Sì, perché l’uomo è re del creato, non monarca assoluto che spadroneggia su tutto. Principe dell’universo, non tiranno con paranoie distruttive. Signore del mondo, non despota con diritto di violentare la natura. Sovrano indiscusso sugli esseri viventi, non dittatore arrogante con licenza di profanazione. E vero che nel linguaggio corrente mettere sotto i piedi ha il significato di degradare, avvilire,
calpestare. Il dittatore mette sotto i piedi le persone. Il criminale mette sotto i piedi le leggi. Il traditore mette sotto piedi i sentimenti. Il sacrilego mette sotto i piedi la religione. Ma non è certo in questo senso dispregiativo che il versetto biblico va inteso. Quando il Sal 8 dice che Dio ha posto l’opera delle sue mani sotto piedi i dell’uomo, vuole sottolineare, sì, la sovreminente dignità dei figli di Eva, ma non intende certo autorizzarli a usare violenza con tutte le altre creature riducendole a «pezza da piedi». Animali, piante, cose… sono compagni di creazione dell’uomo. E meritano da lui lo stesso affettuoso rispetto riservato di solito, da chi ha fatto carriera nella vita, agli ex-compagni di scuola che non hanno avuto fortuna. Oggi purtroppo, a causa della scienza e della tecnica, ma soprattutto con la complicità sotterranea delle leggi del profitto, la natura ha
perso la sua plurisecolare funzione di socia dell’uomo. Amputata, sfruttata, disintegrata e ricomposta a piacimento, è divenuta materia grezza da asservire, schiava da soggiogare, spazio su cui esercitare sconcertanti frenesie manipolatorie. Da compagna a serva, insomma. A causa di quel maledetto delirio di onnipotenza nascosto nell’uomo. Al quale, però, il Signore non ha mai dato carta bianca di poter sfregiare l’intima essenza delle cose, o di alterarne i connotati, o di svisare le leggi che ne disegnano l’identità. Dio ha messo Adamo nel giardino perché lo coltivasse e lo custodisse, non perché ne facesse scempio. Nel rogito notarile di consegna riportato dal c. 1 della Genesi gli dà il potere di soggiogare la terra, non di sterminarla. E se lo autorizza a dominare sugli esseri viventi del mare, del cielo e della terra, non lo fa per dargli mano libera di infierire crudelmente sulle creature, ma solo per ricordargli che non deve adorare gli animali trasformandoli in divinità, come facevano gli altri popoli. La lezione è chiara. Dobbiamo dare il diritto di parola alle creature e stringere rapporti cordiali con loro! Come seppe fare Francesco. Se vedeva distese di fiori, si fermava a predicare loro e li invitava a lodare e amare Dio, come esseri dotati di ragione. Allo stesso modo, le messi e le vigne, le pietre e le selve e le belle campagne, le acque correnti e i giardini verdeggianti, la terra e il fuoco, l’aria e il vento con semplicità e purità di cuore invitava ad amare e lodare il Signore. E finalmente chiamava tutte le creature col nome di fratello e sorella, intuendone i segreti… A Santa Maria della Porziuncola c’era una
cicala sopra un fico alla cella di Francesco. Un giorno il servo del Signore chiamò la cicala che volò sulla sua mano, e le disse: canta, sorella mia cicala,  e loda col tuo giubilo Iddio creatore. Essa, obbedendo senza indugio, incominciò a cantare e non smise, finché, per ordine del Padre, volò di nuovo al suo posto…
Quando si lavava le mani, sceglieva un posto dove l’acqua non venisse pestata con i piedi…
Perfino per i vermi sentiva grandissimo affetto; perciò si preoccupava di toglierli dalla strada, perché non fossero schiacciati dai passanti… E al frate che tagliava la legna raccomandava di non abbattere mai tutto l’albero, ma lo tagliasse in modo che ne rimanesse sempre una parte intatta… Diceva al frate incaricato dell’orto, di non coltivare erbaggi commestibili in tutto il terreno, ma di lasciare uno spiazzo libero di produrre erbe verdeggianti, che alla stagione propizia producessero fratelli fiori… E incredibile la fiducia di Dio. Egli ha posto sotto i nostri piedi l’opera delle sue mani, perché dalla scorza mutevole della materia, potessimo far
trasparire, fin d’ora, i lineamenti di quella creazione nuova che Cristo un giorno porterà a compimento.
Ma è più incredibile ancora la sua laicità. C’è da scommettere che Egli renda meritoria di premi eterni perfino la nostra appartenenza a un gruppo ambientalista e la nostra attività presso… l’Ente per la protezione degli animali!

Tratto da: Tonino Bello Scrivo a voi… Lettere di un vescovo ai catechisti EDB

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