Perché nessuno dica … «io non lo sapevo»

Carissimi,

tra le pochissime informazioni che abbiamo di Giuseppe vi è quella, tratta dal Vangelo di Luca, che ci racconta che i genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la Pasqua. E quando Gesù ebbe dodici anni ci fu un fatto strano. Sulla strada del ritorno da Gerusalemme, Maria e Giuseppe, credendolo nella carovana con altri amici o parenti, non lo trovavano più. È un fatto singolare e curioso. Dopo tre giorni di ricerca lo ritrovano a Gerusalemme dove si era fermato per occuparsi delle cose del Padre. Circa vent’anni dopo, sempre a Gerusalemme morirà, dopo essere stato tradito e abbandonato da tutti, e dopo tre giorni di pianti, dolore e sconcerto totale comincerà a circolare la voce che Lui è vivo. Giuseppe nel racconto non viene nemmeno nominato e a parlare è Maria che gli dice: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Il racconto però registra che i due genitori erano sì angosciati, turbati e ansiosi ma soprattutto stupiti. (cfr Lc 2,41-50)

Come doveva essere dolce il tuo sguardo Giuseppe! Come doveva essere carico di meraviglia! Sicuramente la vita ti aveva preparato ad aspettarti di più di quello che potevi immaginare, a stare pronto a sorprese fuori dal comune, a cose mai viste e a cose dell’altro mondo. E la vita così ti doveva sembrare: come una storia sempre nuova e sempre più bella di ogni programma e di ogni aspettativa. Ti avevano aiutato gli angeli di notte a non fidarti sempre dei tuoi pensieri, a imparare che ai progetti faraonici degli uomini ci sono i piccoli e sconosciuti disegni della provvidenza! Gli angeli che ti parlavano di notte nel sonno, durante i sogni, erano quelli che il sonno te lo levavano e ti facevano balzare in piedi e ti preparavano ad essere sempre pronto per un’altra novità, per un ennesimo fuori programma.

Quel tuo sguardo stupito non era solo bello, ma pure simpatico perché ormai le sorprese non ti davano più turbamento, non ti indisponevano come capita a noi, non ti facevano irrigidire come capita a chiunque ha già tutto pronto, non ti infastidivano come chi è già partito in quarta con le sue idee. Ormai ti divertivano! Avevi talmente tante volte dato fiducia alla sorpresa che si affacciava alla tua vita che ormai non ti disturbava più. Anzi come un bambino contento che scarta velocemente il suo regalo, con gli occhi pieni di sorpresa, anche tu eri certo che anche questa volta la provvidenza, se le aprivi la porta, si sarebbe presentata con un regalo che ti avrebbe lasciato senza parole. Quella volta a Gerusalemme non avevi capito nulla di tutta quella faccenda, ma a fronte della legittima e comprensibile insofferenza materna, tu te la ridevi sotto i baffi perché avevi colto, pur capendoci poco pure tu, che quel fatto era già il preludio di una sorpresona di Pasqua che nessuno conosceva ancora. Si conosceva la fine dei cavalli e dei cavalieri che avevano inseguito il piccolo popolo di schiavi che finalmente stava voltando le spalle a una schiavitù terribile e lunghissima; si sapeva e si raccontava ogni anno del mare che si era aperto per lasciare passare questi poveri sfiniti da quell’inferno…ma la provvidenza qualcosa di impensabile stava architettando. Avevi imparato ad apprezzare il lato bello e divino della sorpresa. Non le vivevi più come un ostacolo alla tua corsa e un freno al tuo viaggio già prestabilito. Avevi pure una compagna che, come te, di sorprese se ne intendeva. Prega per noi beato Giuseppe perché a noi gli imprevisti non piacciono più e Dio lo preghiamo solo per farci benedire i nostri programmi. I suoi ci sono di intralcio. Ci guastano la festa. Ci disorientano completamente. Sai noi siamo abituati a dare fiducia alla nostra testa. Prega per noi così che qualche angelo possa aiutarci a fidarci e a rimanere come te stupiti di fronte alla vita. Anche quando non la capiamo. Buona Pasqua.

Il Signore vi benedica

  1. Emanuele, p. Mario, p. Franco, p. Amedeo

ORARI PER LA SANTA PASQUA 2021

DOMENICA 28 marzo 2021

DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

COMMEMORAZIONE DELL’INGRESSO DI GESÙ IN GERUSALEMME

Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te, e concedi a noi tuoi fedeli,

che rechiamo questi rami in onore di Cristo trionfante,

di rimanere uniti a Lui, per portare frutti di opere buone.

  1. Messe ore 8.30; 10.00; 11.30; 19.00

Vi invitiamo a distribuirvi nelle diverse messe che vengono celebrate in maniera tale che non avvenga che una messa sia piena e una invece vuota. Chi può porti da casa i rami di ulivo o di palma.

Quando si arriva prendere posto in chiesa e occupare tutte le sedie a cominciare dalle prime file

 

«…colui al quale si perdona poco, ama poco» Lc 7,47

I padri sono a disposizione per le confessioni nei giorni della settimana santa. Non chiedere di confessarsi immediatamente prima delle celebrazioni

MARTEDÌ SANTO 30 marzo 2021

«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Mc 8,34-37

Ore 20.00 VIA CRUCIS DELLA COMUNITÀ

Viviamo la preghiera della via crucis commentata dalle famiglie della comunità

MERCOLEDÌ SANTO 31 marzo 2021

Questa unzione li penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativa corruzione,

e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa.
Ore 17.00 Messa crismale presieduta dall’Arcivescovo

Cattedrale di Cosenza

Anche se non possiamo partecipare vi invitiamo a unirvi alla preghiera del nostro Vescovo con il suo presbiterio. Da questa celebrazione arriva nelle nostre comunità la grazia di Cristo per consolare gli afflitti, per sostenere i deboli e innalzare tutti a una dignità che nessuno poteva aspettarsi e meritare.

GIOVEDÌ SANTO 1 aprile 2021

CENA DEL SIGNORE

«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione …Lc 22,15

Ore 8.00 ufficio delle letture e lodi

Ore 19.00 Solenne celebrazione eucaristica

Adorazione eucaristica fino alle 21.30

Durante l’eucarestia non ci sarà la lavanda dei piedi. Al termine della celebrazione ognuno, secondo le possibilità, può sostare davanti al Santissimo per pregare in modo silenzioso e mettere nelle mani di Dio questo tempo difficile, le proprie preoccupazioni, il pianto del mondo, la vita dei figli, il futuro di questa terra, la comunione nella nostra comunità e nella diocesi… Ognuno va via quando ritiene opportuno. L’adorazione termina alle 21.30.

 

VENERDÌ SANTO 2 aprile 2021

PASSIONE DEL SIGNORE Giorno di digiuno e astinenza dalle carni

Passione di Cristo confortami. Dentro le tue piaghe nascondimi.

Non permettere che io mi separi da te

Ore 8.00 ufficio delle letture e lodi

Ore 18.30 Celebrazione della passione del Signore

e adorazione della Santa Croce

Durante la celebrazione della Passione non ci sarà il bacio della croce. Potremo sostare alcuni momenti di silenzio davanti alla croce per chiedere al Padre lo stesso cuore del Figlio che ha accettato fino in fondo di fare la volontà del Padre.

Ore 20.00 Via crucis

SABATO SANTO 3 aprile 2021

Ore 8.30 ufficio delle letture e lodi

Dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00 confessioni

SOLENNE VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA ORE 19.30

Questa notte non è più notte davanti a Te: il buio come luce risplende

All’arrivo vi verrà consegnata una candela; prenderete quindi posto in chiesa occupando tutte le sedie a cominciare dalle prime file. Fare in modo che non si sporchi la chiesa con la cera delle candele.

DOMENICA 4 APRILE 2021

PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE

Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.

  1. Messe ore 8.30; 10.00; 11.30; 19.00;

LUNEDÌ DELL’ANGELO 5 APRILE  2021

Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! Presto, andate a dire ai suoi discepoli:

È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete.

Ore 8.00 ufficio delle letture e lodi

  1. Messe solenni ore 8.30 e 19.00

VIENI, GESÙ, NELLE MIE PAURE

E DI’ ANCHE A ME: CORAGGIO!

Omelia del Santo Padre FRANCESCO nella Veglia Pasquale nella Notte Santa. Sabato Santo, 11 aprile 2020

«Dopo il sabato» (Mt 28,1) le donne andarono alla tomba. È iniziato così il Vangelo di questa Veglia santa, con il sabato. È il giorno del Triduo pasquale che più trascuriamo, presi dalla fremente attesa di passare dalla croce del venerdì all’alleluia della domenica. Quest’anno, però, avvertiamo più che mai il sabato santo, il giorno del grande silenzio. Possiamo specchiarci nei sentimenti delle donne in quel giorno. Come noi, avevano negli occhi il dramma della sofferenza, di una tragedia inattesa accaduta troppo in fretta. Avevano visto la morte e avevano la morte nel cuore. Al dolore si accompagnava la paura: avrebbero fatto anche loro la stessa fine del Maestro? E poi i timori per il futuro, tutto da ricostruire. La memoria ferita, la speranza soffocata. Per loro era l’ora più buia, come per noi.

Ma in questa situazione le donne non si lasciano paralizzare. Non cedono alle forze oscure del lamento e del rimpianto, non si rinchiudono nel pessimismo, non fuggono dalla realtà. Compiono qualcosa di semplice e straordinario: nelle loro case preparano i profumi per il corpo di Gesù. Non rinunciano all’amore: nel buio del cuore accendono la misericordia. La Madonna, di sabato, nel giorno che verrà a lei dedicato, prega e spera. Nella sfida del dolore, confida nel Signore. Queste donne, senza saperlo, preparavano nel buio di quel sabato «l’alba del primo giorno della settimana», il giorno che avrebbe cambiato la storia. Gesù, come seme nella terra, stava per far germogliare nel mondo una vita nuova; e le donne, con la preghiera e l’amore, aiutavano la speranza a sbocciare. Quante persone, nei giorni tristi che viviamo, hanno fatto e fanno come quelle donne, seminando germogli di speranza! Con piccoli gesti di cura, di affetto, di preghiera.

All’alba le donne vanno al sepolcro. Lì l’angelo dice loro: «Voi non abbiate paura. Non è qui, è risorto» (vv. 5-6). Davanti a una tomba sentono parole di vita… E poi incontrano Gesù, l’autore della speranza, che conferma l’annuncio e dice: «Non temete» (v. 10). Non abbiate paura, non temete: ecco l’annuncio di speranza. È per noi, oggi. Oggi. Sono le parole che Dio ci ripete nella notte che stiamo attraversando.

Stanotte conquistiamo un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: il diritto alla speranza. È una speranza nuova, viva, che viene da Dio. Non è mero ottimismo, non è una pacca sulle spalle o un incoraggiamento di circostanza, con un sorriso di passaggio. No. È un dono del Cielo, che non potevamo procurarci da soli. Tutto andrà bene, diciamo con tenacia in queste settimane, aggrappandoci alla bellezza della nostra umanità e facendo salire dal cuore parole di incoraggiamento. Ma, con l’andare dei giorni e il crescere dei timori, anche la speranza più audace può evaporare. La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita.

La tomba è il luogo dove chi entra non esce. Ma Gesù è uscito per noi, è risorto per noi, per portare vita dove c’era morte, per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra. Lui, che ha ribaltato il masso all’ingresso della tomba, può rimuovere i macigni che sigillano il cuore. Perciò non cediamo alla rassegnazione, non mettiamo una pietra sopra la speranza. Possiamo e dobbiamo sperare, perché Dio è fedele. Non ci ha lasciati soli, ci ha visitati: è venuto in ogni nostra situazione, nel dolore, nell’angoscia, nella morte. La sua luce ha illuminato l’oscurità del sepolcro: oggi vuole raggiungere gli angoli più bui della vita. Sorella, fratello, anche se nel cuore hai seppellito la speranza, non arrenderti: Dio è più grande. Il buio e la morte non hanno l’ultima parola. Coraggio, con Dio niente è perduto!

Coraggio: è una parola che nei Vangeli esce sempre dalla bocca di Gesù. Una sola volta la pronunciano altri, per dire a un bisognoso: «Coraggio! Alzati, [Gesù] ti chiama!» (Mc 10,49). È Lui, il Risorto, che rialza noi bisognosi. Se sei debole e fragile nel cammino, se cadi, non temere, Dio ti tende la mano e ti dice: “Coraggio!”. Ma tu potresti dire, come don Abbondio: «Il coraggio, uno non se lo può dare» (I Promessi Sposi, XXV). Non te lo puoi dare, ma lo puoi ricevere, come un dono. Basta aprire il cuore nella preghiera, basta sollevare un poco quella pietra posta all’imboccatura del cuore per lasciare entrare la luce di Gesù. Basta invitarlo: “Vieni, Gesù, nelle mie paure e di’ anche a me: Coraggio!”. Con Te, Signore, saremo provati, ma non turbati. E, qualunque tristezza abiti in noi, sentiremo di dover sperare, perché con Te la croce sfocia in risurrezione, perché Tu sei con noi nel buio delle nostre notti: sei certezza nelle nostre incertezze, Parola nei nostri silenzi, e niente potrà mai rubarci l’amore che nutri per noi.

Ecco l’annuncio pasquale, annuncio di speranza. Esso contiene una seconda parte, l’invio. «Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea» (Mt 28,10), dice Gesù. «Vi precede in Galilea» (v. 7), dice l’angelo. Il Signore ci precede, ci precede sempre. È bello sapere che cammina davanti a noi, che ha visitato la nostra vita e la nostra morte per precederci in Galilea, nel luogo, cioè, che per Lui e per i suoi discepoli richiamava la vita quotidiana, la famiglia, il lavoro. Gesù desidera che portiamo la speranza lì, nella vita di ogni giorno. Ma la Galilea per i discepoli era pure il luogo dei ricordi, soprattutto della prima chiamata. Ritornare in Galilea è ricordarsi di essere stati amati e chiamati da Dio. Ognuno di noi ha la propria Galilea. Abbiamo bisogno di riprendere il cammino, ricordandoci che nasciamo e rinasciamo da una chiamata gratuita d’amore, là, nella mia Galilea. Questo è il punto da cui ripartire sempre, soprattutto nelle crisi, nei tempi di prova. Nella memoria della mia Galilea.

Ma c’è di più. La Galilea era la regione più lontana da dove si trovavano, da Gerusalemme. E non solo geograficamente: la Galilea era il luogo più distante dalla sacralità della Città santa. Era una zona popolata da genti diverse che praticavano vari culti: era la «Galilea delle genti» (Mt 4,15). Gesù invia lì, chiede di ripartire da lì. Che cosa ci dice questo? Che l’annuncio di speranza non va confinato nei nostri recinti sacri, ma va portato a tutti. Perché tutti hanno bisogno di essere rincuorati e, se non lo facciamo noi, che abbiamo toccato con mano «il Verbo della vita» (1 Gv 1,1), chi lo farà? Che bello essere cristiani che consolano, che portano i pesi degli altri, che incoraggiano: annunciatori di vita in tempo di morte! In ogni Galilea, in ogni regione di quell’umanità a cui apparteniamo e che ci appartiene, perché tutti siamo fratelli e sorelle, portiamo il canto della vita! Mettiamo a tacere le grida di morte, basta guerre! Si fermino la produzione e il commercio delle armi, perché di pane e non di fucili abbiamo bisogno. Cessino gli aborti, che uccidono la vita innocente. Si aprano i cuori di chi ha, per riempire le mani vuote di chi è privo del necessario.

Le donne, alla fine, «abbracciarono i piedi» di Gesù (Mt 28,9), quei piedi che per venirci incontro avevano fatto un lungo cammino, fino ad entrare e uscire dalla tomba. Abbracciarono i piedi che avevano calpestato la morte e aperto la via della speranza. Noi, pellegrini in cerca di speranza, oggi ci stringiamo a Te, Gesù Risorto. Voltiamo le spalle alla morte e apriamo i cuori a Te, che sei la Vita.

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